UILCOM-UIL: A RISCHIO IL LAVORO DEI GIOVANI E DELLE DONNE NEI CALL CENTER. PROPOSTE CONCRETE AL GOVERNO E PATTO DI SISTEMA PER ''NON SCACCIARE IL LAVORO BUONO CON QUELLO CATTIVO''

Con il tasso di disoccupazione giovanile arrivato a marzo a quasi il 36%, ed un picco del 51,8% per le giovani donne del Mezzogiorno , il settore dei Call Center ha finora rappresentato un volano di positività in quanto in esso trovano lavoro oltre 50 mila persone a tempo indeterminato mentre altre 40 mila sono impegnate in attività “oubound” di vendita e promozionali con contratti a progetto.

Oltre l’80% sono giovani sotto i 30 anni, con il lavoro femminile attestato al 70%. Lavoro concentrato prevalentemente al sud, fatto di eccellenze situate in Sicilia, Puglia , Campania, Abruzzo e Molise che in alcune zone (es. Taranto, Napoli, Palermo e Catania) rappresenta forse l’unica opportunità di occupazione.

Ma per quanto tempo ancora potrà reggere il settore senza concreti interventi di sistema da parte del Governo e dei Committenti? Questa la domanda posta da Giuseppe Gozzo della Segreteria nazionale della UILCOM-UIL nel corso dell’audizione alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, dove il sindacato ha denunciato con chiarezza i grandi problemi dei call center, oggi venuti al culmine con l’acuirsi della crisi economica, che si concretizzano in gare al massimo ribasso, fatte anche da committenti pubblici e in nuova e massiccia fase di delocalizzazioni di attività che, oltre a distruggere lavoro in Italia, mette a rischio la stessa tutela di dati personali e segreti (dai tabulati telefonici, ai dati di fatturazione, fino ai codici di carta di credito e coordinate IBAN dei singoli clienti).

Tutto questo si aggiunge ad altri problemi aperti già dal 2007, anno di un primo importante intervento legislativo sul settore, quali la penalizzante imposizione fiscale, diseguali politiche di incentivazione territoriale, il dumping, la mancanza di ammortizzatori sociali. Per la UILCOM-UIL esistono delle soluzioni concrete, formalizzate in un documento consegnato alla Commissione, che per quanto riguarda l’intervento governativo passano per il riconoscere il settore come industriale a tutti gli effetti per accedere ad ammortizzatori ordinari (CIGO e contratti di solidarietà) , forfettizare l’IRAP e mettere a detrazione dalla base imponibile la formazione effettuata con risorse aziendali, riconoscere ai fini IRES una maggiore detraibilità degli interessi passivi e la piena detraibilità delle spese telefoniche, determinare per i committenti pubblici un'unica tabella di costo medio orario che funga da riferimento, vietando assegnazione di commesse sotto tali soglie.

Serve in parallelo la responsabilizzazione dei committenti per garantire la continuità occupazionale in caso di grave crisi o fallimento degli outsourcer ed un patto di sistema che leghi indissolubilmente le commesse ottenute in Italia al mantenimento occupazionale nel nostro Paese evitando che queste possono essere delocalizzate nei Paesi a basso costo del lavoro.

E ad un patto di sistema, la UILCOM pensa anche ad approvazione della riforma del mercato del lavoro avvenuta, per sostenere e stabilizzare l’occupazione a progetto mediante regole certe che incoraggino chi vuole continuare ad investire sul lavoro dei giovani e delle donne del nostro Paese.

Roma 5 giugno 2012

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