Fai, Flai, Uila: "Pesca siciliana minacciata da un decreto ministeriale". Appello alla Regione in difesa delle 31 marinerie dell'Isola
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- Creato Venerdì, 19 Febbraio 2021 10:02
“Il decreto ministeriale che incomprensibilmente raddoppia le giornate di fermo per la pesca a strascico nel 2021 significa meno occupazione per i lavoratori del mare e più rischi di sopravvivenza per le imprese. In Sicilia lavoratori e imprese sono ora allarmati e preoccupati per il loro futuro, già precario a causa della crisi che ormai da anni attanaglia il settore. Per tali ragioni, Fai Cisl - Flai Cgil – Uila Pesca esprimono forte preoccupazione al Governo della Regione e chiedono un incontro urgente per condividere l’assoluta contrarietà al provvedimento al fine, poi, di sottoporre all’attenzione del ministro Stefano Patuanelli gli effetti negativi di un decreto pubblicato la scorsa settimana in sua assenza e senza confronto al Tavolo consultivo della Pesca”.
Lo affermano i segretari di Fai Cisl, Flai Cgil, Uila e Uila Pesca Sicilia Pierluigi Manca, Tonino Russo, Filippo Romeo, Nino Marino e Tommaso Macaddino che spiegano: “La pesca siciliana, per le sue specificità ed i mestieri esercitati dalle 31 Marinerie dislocate nell’Isola, va tutelata in ogni sede. Siamo costretti a dover fare i conti con una disposizione devastante, firmata nei giorni della crisi politica dal direttore generale del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Questa scelta è frutto di uno strano accanimento che con il mantenimento degli stock ittici nulla ha da spartire e che peraltro insiste sulla pretesa di dichiarazioni annuali per tipologia di pesca, imponendo vincoli inconcepibili quando invece servirebbero flessibilità e buon senso”.
“Nel dettaglio – concludono gli esponenti sindacali – ai 30 giorni di fermo pesca biologico si somma un ulteriore periodo di stop che passa da 15 a 30 giorni per barche inferiori ai 24 metri e da 20 a 40 giorni per quelle di lunghezza superiore. Un modo per danneggiare lavoratori e aziende, ma anche i consumatori. Alla Regione Sicilia affidiamo il nostro appello e la nostra denuncia perché, come già hanno fatto altre Regioni, rivendichi assieme a noi il ritiro di un decreto immotivato, particolarmente penalizzante in questo periodo di pandemia.