Report riunione sindacati-ministero - Turi: scegliere la strada del contratto

Come giusto e inevitabile il confronto di oggi con il ministro è stato l’occasione per tracciare interventi e urgenze del dopo terremoto. La scuola - è stato ribadito con forza da tutti - rappresenta un tassello di normalità, socialità e ripresa della vita delle comunità. 

 

Ogni sforzo va dunque indirizzato ad interventi che tutelino le persone – sono 13 mila gli alunni dei 53 comuni coinvolti, 25 mila circa gli sfollati  - e consentano una regolare ripresa delle attività delle comunità coinvolte.

Una raccolta fondi, autorizzata dal Mef per il terremoto di Amatrice, è stata prorogata per far fronte alla nuova emergenza.  Il personale della scuola potrà aderire alla raccolta di fondi donando il compenso di un’ora del proprio lavoro.  I modelli, disponibili sui siti dei sindacati scuola, potranno essere consegnanti direttamente nelle segreterie delle scuole.

L’incontro si è poi sviluppato secondo l’ordine del giorno  concordato.

E’ il contratto la strada per correggere alcuni degli errori della legge del Governo sulla scuola:  questa la bussola, seguita in coerenza da mesi, che la Uil Scuola ha scelto anche nel confronto di oggi.  Siamo convinti – ha detto Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola nel corso della riunione – che la legge 107 sia sbagliata e questo si capisce bene dagli effetti che sta producendo. Situazione talmente chiara da venir segnalata anche nelle recenti affermazioni del Presidente del Consiglio.

Questo impianto normativo  – ha aggiunto – fa venire meno un principio fondamentale, quello della scuola comunità, basata sull’autonomia. Pensare a insegnanti condizionati, ad una libertà di insegnamento limitata, significa togliere il valore fondante della scuola, così come scritta nella costituzione. La scuola è oasi di libertà.

Il fatto che il ministro abbia aperto un canale di dialogo appare costruttivo – ha messo in evidenza Turi.  Ci aspettiamo che prenda forma concreta e non sia solo un annuncio formale di intenti. Abbiamo chiara consapevolezza che da questo dialogo dovranno scaturire risultati concreti per le persone. 

La contrattazione è lo strumento più rapido e flessibile  per intervenire. Bisogna introdurre, una per una, pezzo per pezzo, le modifiche necessarie  a far ripartire il nostro sistema di istruzione, che si regge  - e bene aggiunge Turi – grazie all’impegno e alla professionalità di chi ci lavora.

Questi nel dettaglio i temi affrontati nel corso dell’incontro e le proposte Uil Scuola:  

sulla mobilità, si rischia di perdere un’occasione per riportare ad equità il sistema; il ministero si è dichiarato indisponibile a rifare le operazioni. Ipotesi che ci trova nettamente contrari e ci impone di proseguire in sede giurisdizionale per garantire i diritti contrattuali.

Sulla chiamata diretta è stata manifestata la disponibilità a ricondurla sul tavolo negoziale; 

Sul rinnovo del contratto, l’avvio del negoziato è ora legato alle decisioni del Governo che deve risolvere i problemi pregiudiziali: risorse e norme di supporto per liberare la contrattazione dai vincoli legislativi di questi lunghi anni di blocco economico e normativo.

Tra i temi affrontati anche quello del personale ATA: si prevedono le immissioni in ruolo per la copertura del turnover, la definizione dei passaggi di qualifica e il bando per i Dsga.

Per il personale precario (il prossimo incontro è fissato al 4 novembre) si condivide l’esigenza di un provvedimento ponte da inserire nella delega sul reclutamento, come proposto dalla UIL, di premessa per la  stabilizzazione di tutti i docenti inseriti nelle GAE e di quelli con 36 mesi di servizio.

Rispetto alle priorità annunciate dal ministro nei giorni scorsi, appare evidente – ha commentato Pino Turi -   che  manca completamente ogni riferimento al personale a cui è destinato l’impegno  del ministro, contenuto nel proprio atto di indirizzo. 

Non basta indicare i titoli ha messo in evidenza Turi -  occorre trovare soluzioni diverse da quelle previste dalla legge 107 e non solo per gli aspetti finanziari. 

Anche la questione delle deleghe (il prossimo incontro è fissato al 9 novembre) è direttamente legata all’impianto fondante della legge. Sbagliate le fondamenta non funziona nemmeno il resto. Le deleghe, quindi, vanno sostanzialmente ripensate, in funzione dei cambiamenti da apportare e, per i quali, non è solo un problema di  finanziamenti. 

 

 

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