Dal glorioso Cnpi al modesto Cspi attuale

E’ notizia di questi giorni l’insediamento del CSPI, il Consiglio Scolastico della Pubblica Istruzione, che taluni hanno definito  il “Parlamentino dell’istruzione”,  pronto a dare i propri pareri, a partire dal prossimo bando di concorso per l’assunzione dei docenti che,  oltre ad essere annunciato come imminente,  è atteso da diverse migliaia di docenti rimasti fuori dal piano straordinario di assunzioni della legge 107/2015.

 

L’insediamento del  Consiglio rappresenta un elemento di per sé positivo, in quanto introduce nel sistema un organismo che nella sua funzione di supporto alle decisioni del ministro, apre uno squarcio di riflessione, totalmente assente in questa fase di governo della scuola pubblica italiana.

Tuttavia –  sottolinea  Pino Turi, segretario generale della Uil scuola -   non si tratta di un Parlamentino dell’istruzione che invece era rappresentato dal vecchio CNPI,  il Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione, ma di un organismo di supporto tecnico-professionale per l’esercizio di governo della scuola.

In pratica, del vecchio e glorioso CNPI  è rimasto solo il ruolo di “consulente del ministro”, mentre restano escluse le prerogative di organo di garanzia della libertà di insegnamento e di autogoverno della scuola.

La preponderanza della componente elettiva del CNPI gli consentiva di  svolgere un ruolo di rappresentanza reale del personale della scuola, con una certa autonomia.

Il nuovo CSPI, invece, nella sua composizione per metà componenti elettivi, per l'altra metà di nomina diretta del ministro, determina che, in  ogni decisione, e questo vale anche sugli assetti interni di gestione del consiglio stesso, è preminente il parere dell’amministrazione.

Che tale organo possa svolgere azione di rappresentanza del personale come vorrebbe lasciare intendere la polemica innestata dall’ANP che ha contestato l’elezione del Presidente del CSPI è, pertanto, fuori da ogni logica anche giuridica.

La rappresentanza del personale è materia sindacale e solo la sede del contratto e la legge sulla rappresentanza sono legittimate ad interpretare.

Nessuno pensi di trasformare il CSPI in sede di mediazione sindacale o assolvere agli obblighi che la legge assegna alle relazioni sindacali. 

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