Report lingua e cultura italiana, fattori di integrazione e sviluppo - Il ministro Kyenge interviene al convegno Uil Scuola

Al convegno, insieme al ministro Kyenge, sono intervenuti gli onorevoli, Khalid Chaoki, Fucsia Nissoli Fitzgerald, Mario Marazziti, Fabio Porta. Ha coordinato i lavori Angelo Luongo, responsabile del dipertimento Estero della Uil Scuola. Le conclusioni sono state affidate al segretario generale Uil Scuola, Massimo Di Menna.

 

Lingua italiana e Costituzione: sono i due elementi da cui partire per accelerare il processo di integrazione a scuola. Lo ha sottolineato il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, nel suo intervento al convegno organizzato dallo stesso sindacato sul tema "Lingua e cultura italiana, strumento di integrazione in Italia e nel mondo".
"Il ruolo degli insegnanti e' determinante - riporta l’agenzia ANSA nel suo servizio sull’iniziativa Uil Scuola - sia per la conoscenza della lingua italiana sia per la comprensione e il rispetto dei principi contenuti nella nostra carta costituzionale" ha osservato il sindacalista secondo il quale per potenziare il ruolo della scuola nel processo di integrazione " va data flessibilità nell'organizzazione della didattica". "Pensare all'organico degli insegnanti solo in relazione al numero di alunni per classe - ha affermato Di Menna - é riduttivo. Vanno consentiti momenti di potenziamento della lingua italiana. Su questo punto bisogna togliere ogni demagogia politica e dare ascolto alle esperienze maturate nelle scuole.
La capacità e la professionalità degli insegnanti sono essenziali per programmare interventi che consentano una integrazione più veloce".
Durante il convegno e' stato, inoltre, sottolineato - si legge ancora nella nota dell’Agenzia ANSA - come la lingua e la cultura italiana siano apprezzate all'estero: la nostra lingua è, nel 2012, una delle cinque più studiate al mondo. E i 90 Istituti Italiani di Cultura nei cinque continenti sono un'importante vetrina dell'Italia nel mondo. Tuttavia, "mentre altri paesi europei - ha fatto notare Di Menna - promuovono e sostengono, pur in un momento di difficoltà economica, i loro centri di cultura all'estero, pensiamo al Goethe Institut, al Cervantes, all'Alliance francaise, al British Council, noi abbiamo un istituto, la Dante Alighieri, che all'estero si e' strutturata per entrare nel mercato e qui in Italia fatica a mantenere la sua sede principale. Fa fatica a restare aperto anche il Museo dell'emigrazione italiana che ospita questo convegno che viene finanziato anno per anno".
Un accenno, infine, e' stato fatto al rendimento scolastico degli studenti stranieri emerso dai dati Invalsi 2013: la condizione di immigrazione influisce sui risultati scolastici, indipendentemente dal livello scolastico. "Sia in Italiano che in Matematica i risultati degli alunni stranieri di I e II generazione sono quasi sempre statisticamente inferiori a quelli degli italiani, tranne che in Matematica al livello di III classe di secondaria di I grado, dove sono identici. Un miglioramento si verifica tra la I e la II generazione in entrambi gli ambiti valutati, significando con tutta evidenza - hanno concluso i ricercatori della Uil scuola - che il ruolo della scuola per una migliore conoscenza della lingua italiana, pur operando tra mille difficoltà, aiuta nel migliorare la performance".
L'italiano è scelto ogni anno nel mondo da 700 mila studenti e rappresenta la quarta lingua più studiata con 70 milioni di italiani madre lingua e 131 milioni di persone che la usano come seconda lingua. È anche per questo che, secondo la Uil Scuola – riporta ‘ Italia chiama Italia’ il quotidiano on line dedicato agli italiani residenti all’estero – è così importante investire sempre di più nell'insegnamento della nostra lingua all'estero e ai migranti presenti sul nostro Paese.
"Bisogna valorizzare la lingua italiana - ha commentato la deputata Fucsia Nissoli Fitzgerald (SC), eletta nella circoscrizione America settentrionale e centrale -, affrontando con più efficacia il tema della certificazione unitaria e degli standard per l'insegnamento all'estero della lingua italiana".
Dalla scuola, secondo il presidente del Comitato italiani all'estero della commissione Esteri della Camera Fabio Porta (Pd), passa anche l'integrazione: "L'insegnamento della storia dell'emigrazione nelle scuole serve non solo per riappropriarsi di questa storia di ricchezza unica che è la presenza di più di 70 milioni di italiani nel mondo, ma anche per dare alle giovani generazioni gli strumenti multidisciplinari per affrontare in maniera adeguata la presenza dei loro compagni venuti da fuori". Per adesso la legge sulla "promozione della conoscenza dell'emigrazione italiana nel quadro delle migrazioni contemporanee", di cui Porta è primo firmatario, è stata assegnata in sede referente alla commissione Cultura della Camera il 30 settembre.
Due i quesiti al centro del dibattito: come la lingua e la cultura italiana possano favorire l'integrazione e la crescita culturale e sociale dei cittadini italiani residenti all'estero e dei cittadini stranieri in Italia; e come possa la conoscenza della lingua e della cultura italiana rappresentare un essenziale strumento di integrazione per favorire e rafforzare il percorso di cittadinanza.
Ha moderato i lavori Angelo Luongo, responsabile Dipartimento Estero Uil Scuola: tanti gli ospiti e gli esperti chiamati a relazionare sul tema - riporta nel suo dettagliato report del convegno l’agenzia internazionale stampa estero – AISE - tra questi, il consigliere Marazziti (che ha ricordato la presentazione del progetto di legge volto a conferire la cittadinanza italiana ai bambini figli di immigrati nati in Italia, in nome dello ius culturae "perché non solo chi nasce ma anche chi respira la cultura italiana per legge è italiano") e il consigliere Roberto Nocella, in rappresentanza dell'Ambasciatore Andrea Meloni, Direttore generale Direzione Sistema Paese - Ministero Affari Esteri.
In particolare, Nocella ha parlato di integrazione, diversità e di scuole italiane all'estero, viste come "una sorta di laboratorio di integrazione", "presenti in tutto il mondo: 8 statali, 44 paritarie, 76 sezioni italiane in scuole straniere e internazionali".
Perché parlare oggi di scuole italiane all'estero? Per Nocella perché "sono una rete attraverso cui veicolare messaggi collegati alla politica interna ed estera, sono una rete che fa capo alle ambasciate, ai consolati, al Miur, nel tentativo continuo di fare sistema".
L'obiettivo cui si punta è "lavorare con le scuole italiane all'estero in collaborazione con ambasciate e IIC, collegando attività ed iniziative".
Tra gli altri intervenuti anche la professoressa Brunella Marcelli, dell’istituto comprensivo Manin, autrice del video “Grassi sul mondo” selezionato per il Lampedusa Festival 2012” in tema di integrazione, la professoressa Gabriella Donodlini, dell’Università di Norimberga e il Consigliere Maurizio Antonini (Ufficio II Direzione Generale per gli Italiani all'estero e le politiche migratorie MAE), che, ricordando gli esiti e gli scopi del seminario del 2 dicembre 2012 su Lingua e Cultura Italiana all'Estero ha citato la complessità del tema della riforma della Legge 153, specie in un periodo di razionalizzazione di fondi e risorse: lo sforzo attuale deve essere concentrato verso un maggior coordinamento tra Mae Miur e Regioni. "Da parte nostra – ha assicurato - siamo disponibili ad ogni contributo di carattere tecnico utile soprattutto alle forze parlamentari. Abbiamo le idee chiare e siamo disponibili a condividerle con voi".
Il tema dell'integrazione in Italia ha occupato la II parte del Convegno, che ha ospitato il ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge.
"Occorre rafforzare tutti gli strumenti per parlare di integrazione investendovi risorse", ha esordito il ministro. "Il tema della lingua italiana è uno degli strumenti più importanti per l'integrazione delle persone sul territorio affinché possano esercitare una posizione e siano in grado di parlare e di sapersi esprimere". "Investire in questo settore – secondo il ministro – comporta vantaggi per l'economia. Per tutto ciò sono necessari insegnanti di lingua italiana specie per gli stranieri che non hanno mai avuto un contatto con l'italiano".
È importante anche investire "sulle reti nel territorio, cercare di fare conto su figure professionalmente preparate, tra cui quella del mediatore culturale, capace non solo di tradurre ma anche di capire la materia e la cultura di provenienza dell'immigrato".
"Mi sto impegnando molto – ha assicurato Kienge - per far capire che servono risorse e reti sui territori per aumentare i punti dove si impara la lingua italiana e dove si possono fare esami, nonché riuscire a verificare i livelli di insegnamento con un approccio integrativo".
"Il mio ministero – ha informato - promuove buone pratiche e buone prassi in questa direzione, cercando di mettere tutti gli attori in rete. È importante ricordare – ha concluso – che l'integrazione comincia nel momento in cui la persona costruisce il suo percorso migratorio: bisognerebbe quindi partire dal Paese di partenza del migrante, per far partire sin da qui gli sforzi verso la conoscenza della lingua e della cultura del Paese verso cui si è diretti".
Tra gli intervenuti alla sessione finale Khalid Chaouki, presidente dell'Assemblea Parlamentare Unione per il Mediterraneo, che ha parlato di immigrati e figli di immigrati, "una presenza – ha specificato - non più di passaggio, ma una comunità di nuovi italiani, parte integrante della società". "Faccia della stessa medaglia – ha aggiunto - sono gli emigrati italiani all'estero, esempi di vari percorsi di vita ed espressione di vissuti personali".
Nel contesto dell'emigrazione e dell'immigrazione, secondo Chaouki "fino ad ora la scuola italiana ha fatto grandi cose, specie in assenza di una politica nazionale deficitaria: la scuola italiana è stata la vera protagonista della convivenza e dell'integrazione degli ultimi 25 anni: gli insegnanti italiani sono stati i veri eroi ed hanno affrontato i problemi linguistici, i rapporti con le famiglie di origine, le questione legate alle varie etnie". "L'auspicio – ha chiosato - è che la riforma della legge sulla cittadinanza diventi realtà per farci capire che i nuovi italiani rappresentano una enorme opportunità".
Di stranieri in Italia, mediazione culturale, ruolo degli immigrati nella società di oggi, società dell'accoglienza, qualità del fenomeno immigrazione, interculturalità, tolleranza e diversità ha parlato poi Antonella Vitale , dell'Università La Sapienza di Roma, che ha descritto la condizione degli italiani emigrati negli Usa agli inizi del secolo scorso, "malvisti, maltrattati, discriminati e considerati la faccia del mondo".
Ha infine concluso i lavori Massimo Di Menna, Segretario generale Uil Scuola che ha ricordato come "la lingua e la cultura italiana siano il trait-d'union con le potenzialità dell'Italia in Italia e nel mondo".
"Il patrimonio della lingua e cultura italiana – ha affermato - è una delle cose più belle e positive del nostro Paese che avremmo il dovere di mettere in vetrina". E cosa può fare la scuola? Può impegnarsi verso quella "padronanza della lingua italiana che è strumento di crescita e carriera".
Sul piano più contingente, secondo Di Menna è oggi necessario "spostare le risorse pubbliche verso la valorizzazione della cultura italiana e lo studio della lingua italiana, proponendo una revisione della spesa che dagli sprechi arrivi agli investimenti, almeno laddove vi sia necessità".
Maggiore impegno dunque ma anche più risorse, come ha sottolineato il ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge: "Per l'integrazione servono risorse e una rete sul territorio, aumentando i luoghi dove si può imparare la lingua italiana e fare l'esame per verificare il livello d'insegnamento".
Al temine dei lavori, gli intervenuti hanno approfondito i temi essenziali del convegno, informalmente, durante la visita organizzata all’interno del Museo Nazionale dell’Integrazione.

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