Ipab Alcamo. La Uil Fpl Trapani chiede tavolo istituzionale di confronto - Macaddino: “Non gettare ombre sui lavoratori ma trovare soluzioni adeguate”

“È necessario creare un tavolo di confronto istituzionale con a capo l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Surdi, di cui facciano parte il commissario dell’Ipab e i rappresentanti dell’assessorato regionale della Famiglia, per esaminare il da farsi circa il futuro dell’Ipab di Alcamo e dei suoi lavoratori, non trascurando l’ipotesi di avvalersi di una strategia complessiva che certamente potrà portare vantaggi alla cittadinanza di Alcamo e all’amministrazione municipale valutando o il potenziamento delle attività della struttura o l’estinzione e la riprogrammazione delle stesse con altre finalità, ottimizzando la spesa pubblica”.

Lo afferma il segretario generale della Uil Fpl di Trapani Giorgio Macaddino in seguito alla convocazione da parte del commissario dell’Ipab di Alcamo in seguito dell’avvio di una procedura che riguarda il personale dipendente.

“Naturale è il fatto che il commissario – aggiunge Macaddino - renda pubblico, doverosamente, l’esito di una convocazione dallo stesso promossa, ma in una situazione ricca di paradossi è necessario mettere in chiaro alcune fatti. Appare qui paradossale, infatti, la motivazione che il commissario mi aveva riportato circa il diniego delle lavoratrici di non far ricoverare utenti su disposizione del tribunale dei minori. Come può un dipendente attribuirsi questa prerogativa ancorché non di sua competenza, quando tutto ciò dipende esclusivamente dalla governance della stessa struttura? Paradossale altresì mi è sembrato quando il commissario portava a mia conoscenza che l’ente ha un debito nei confronti dell’Inps di circa 800.000 mila euro per mancato versamento dei contributi previdenziali. Paradossale, ancora, è il fatto che tutto ciò non fosse stato segnalato alla corte dei conti. Ed è paradossale che non si sia ancora creato un tavolo per procedere anche con la possibilità di estinguere l’ente ed attivare quello che la legge prevede per i casi in specie”.

E continua: “Certamente, invece, non mi sembra affatto paradossale mantenere la prerogativa di avvalersi di una legge dello Stato, ovvero quella che regolamenta il part-time dei lavoratori. E, infine, paradossale è avviare una procedura di licenziamento privo di fondamento rispetto ad una procedura di messa in mobilità per eventuale esubero di personale. Cosa diversa è continuare ad aggravare la condizione dei lavoratori che già vantano sette mesi di mancata retribuzione con scopertura previdenziale e pensare di dare in pasto all’opinione pubblica il fatti di volere fingere di aumentare ore al personale ancorché non richiesto e che comunque non raggiungerebbe il full time ma solo 30 ore.La libertà di avvalersi del part-time – spiega il segretario Uil Fpl - non può essere un pretesto per buttare ombre e pregiudizio sulle unità lavorative che hanno già pagato un prezzo altissimo in termini di dignità e condizioni di lavoro certamente non adeguate, pur assicurando fin qui il servizio istituzionalmente dell’entee che il riutilizzo dell’ordine delle suore di nuovo presenti nella struttura non può certamente supplire la fedeltà del lavoro a prestazione ma contemplare una valorizzazione delle finalità. Confidiamo – conclude - nel ruolo del primo cittadino che potrà ergersi a guida di un percorso che non pregiudichi il futuro già nefasto dei lavoratori”.

 

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