Anche la Uil Trapani ieri in piazza a Marsala per il popolo afghano. Parisi (Uil Po): Aprire immediatamente corridoi umanitari e fare il possibile affinché siano garantiti i diritti umani internazionalmente riconosciuti"

"Buonasera … ringrazio gli organizzatori di questa manifestazione e l’ amministrazione marsalese per aver dato visibilità al popolo afghano tutto anche nella città di Marsala. 

In questo mio intervento, con il quale  non posso ovviamente che condividere quanto detto da chi è intervenuto prima di me,  vorrei dare voce a quanti da quel paese martoriato ormai da decenni , chiedono di non essere dimenticati … chiedono aiuto … 

 

Habiba è una studentessa universitaria e del burqa ha sempre avuto lo stesso pensiero di ogni ragazza occidentale: non ne avrebbe mai indossato uno. Cresciuta libera, in una famiglia che ha voluto per lei un’istruzione, si ritrova adesso a respingere caparbia le preghiere dei genitori, che la implorano di indossare l’abito che la coprirà dalla testa ai piedi, “per tenerla al sicuro dai talebani”. “Non voglio nascondermi dietro un drappo simile a una tenda” “Se lo indosso avrò dato ai talebani il diritto di controllarmi. Sarebbe l’inizio della condanna a essere prigioniera in casa mia”. 

 

Amul, modella e stilista dice: “Tutta la mia vita è stata dedicata al tentativo di mostrare la bellezza, la diversità e la creatività delle donne afghane. Per tutta la vita ho combattuto contro l’immagine della donna afghana come una figura senza volto, con un burqa blu. Non avrei mai pensato di indossarne uno, ma ora non lo so. È come se la mia identità stesse per essere cancellata”.

 

Una ragazza 28enne in fuga da Kabul dice: "Quando abbiamo visto molte macchine di talebani arrivare nel nostro quartiere siamo fuggiti". "Avevo 8 anni nel 2001, quando i fondamentalisti se ne sono andati: sono cresciuta in un altro mondo , ora qui non ci sono diritti per le donne. Non siamo al sicuro". Non c'è diritto al lavoro, diritto di parola e soprattutto non c'è futuro. "Non possiamo neanche andare in un negozio senza un uomo Fino a sabato mattina la situazione era normale, anche a Kabul: potevo indossare quello che volevo". Poi, in ventiquattro ore tutto è cambiato. Stare in giro faceva paura, la città era silenziosa e spaventosa: non ci sono donne per strada, io uscivo con una lunga sciarpa per coprirmi il volto e non farmi riconoscere". "Ho paura per mia madre e le mie sorelle perché non c'è nessun uomo in famiglia: temo per la loro vita. Come potranno uscire e, soprattutto, vivere in una situazione come questa?".

 

Una residente di Kabul, anche lei ragazza racconta l’arrivo dei talebani in città, avvenuto mentre lei si trovava all’università. “Volevamo tutti tornare a casa, ma non potevamo usare i mezzi pubblici. Gli autisti non ci lasciavano salire sulle loro auto perché non volevano assumersi la responsabilità del trasporto di una donna. È stato anche peggio per le donne del dormitorio, che vengono da fuori Kabul ed erano spaventate e confuse su dove sarebbero dovute andare. Nel frattempo, gli uomini intorno si prendevano gioco di ragazze e donne, ridendo del nostro terrore. ‘Vai e mettiti il burqa’, ha gridato uno. ‘Sono i tuoi ultimi giorni fuori per le strade’, ha detto un altro. ‘Sposerò quattro di voi in un giorno’, un terzo”. 

 

Tayeba Parsa una delle 250 giudici donne in Afghanistan dice ”È terribile ma il solo modo di salvarci, se vogliamo vivere, è cercare di fuggire. Se rimaniamo qui saremo imprigionate o moriremo Nella loro carriera pubblica, diversi giudici donne hanno processato e condannato dei talebani, “Siamo già bersagli naturali per loro”.

Joya 28 anni giornalista si è spesso trovata a essere l’unica donna in una redazione. Lei ha fondato un sito web che racconta di donne afghane, scritto da donne afghane e ora teme per la sua vita. 

Shamsia Hassani famosa artista afghana “Forse è andata così perché le nostre speranze sono cresciute in un vaso nero”, si legge nella didascalia che accompagna un disegno da lei stessa realizzato.        Nell’illustrazione, una ragazza col volto rigato da una lacrima porge un fiore a un uomo nero, dalla barba lunga, armato di fucile. È un soffione, pianta che rappresenta la gioia e la spensieratezza tipica dell’infanzia, facile da spazzar via, con un alito di vento. Shamsia ha 33 anni, era bambina quando il regno talebano finiva, alimentando speranze di libertà, coltivate dice con il suo lavoro,  su un terreno illusorio. 

Scrive su Twitter la fotografa afghana Rada Akbar: “Le città collassano, i corpi umani collassano, la storia e il futuro collassa, la vita e la bellezza collassa, il nostro mondo collassa. Vi prego, qualcuno fermi tutto questo”. 

Sono richieste di aiuto disperato che non possiamo liquidare con una semplice manifestazione di solidarietà … occorre agire! 

La Uil insieme agli altri sindacati sollecita il Governo italiano a farsi parte attiva, insieme a tutta la comunità internazionale, perché siano da subito aperti corridoi umanitari per tutte e tutti coloro che sono in pericolo e perché siano garantiti i diritti umani internazionalmente riconosciuti, i diritti delle donne e i diritti di tutto il mondo del lavoro.

Occorre fare in fretta e far si che queste voci disperate possano trovare aiuti concreti … prima che un terribile drappo blu le nascondo per chissà quanto tempo … "

Antonella Parisi

Responsabile Pari opportunità Uil Trapani

 

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