#Meriamdevevivere

Nella IV Sura (An-Nisa – Ledonne) del Corano agli uomini viene detto: “comportatevi verso di loro (le donne) convenientemente. Se provate avversione nei loro confronti, può darsi che abbiate avversione per qualcosa in cui Allah ha riposto un grande bene". Eppure Meriam Yeilah Ibrahim è stata condannata a morte per impiccagione perché ritenuta colpevole di apostasia e adulterio.

Meriam è una ragazza sudanese incinta all’ottavo mese di gravidanza e madre di un bambino di 20 mesi, che si trova con lei in carcere.

Il giudice le aveva dato tre giorni di tempo per riconvertirsi all’islam, ma lei non ha rinnegato la sua fede. Per questo e per aver sposato un cristiano, cosa che la rende rea di adulterio, verrà impiccata.

Le donne della Uil di Trapani, raccolgono l’invito della responsabile nazionale per le Pari Opportunità Uil Maria Pia Mannino, e chiedono a tutte le forze politiche e sociali di impegnarsi nei confronti del governo del Sudan affinché venga rispettato il diritto di tutti alla libertà di religione, compreso il diritto di ciascuno a cambiare la propria fede o le proprie credenze sancito, peraltro, dal diritto internazionale e dalla stessa Costituzione ad interim sudanese, del 2005.

Tutte le iscritte e gli iscritti sono inoltre invitati ad aderire alla raccolta di firme promossa dai diversi social network per strappare Meriam alla sorte iniqua che le è stata riservata.

Antonella Parisi

Responsabile territoriale PO

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